Agostino Cernilli,

Porre nella stessa frase i termini fotografia e astrazione sembra, a prima vista, una contraddizione. La fotografia è la riproduzione del reale, questa stessa realtà che crea le basi e l’essenza stessa di questo mezzo e che caratterizza e differenzia il suo linguaggio. Nel processo dell’astrazione si rinuncia ad una delle caratteristiche che contraddistinguono questo mezzo. Deliberatamente si rinuncia alla riproduzione esatta del soggetto fotografato.
La fotografia di Agostino Cernilli transita tra la figurazione e l’astrattismo, due modi di strutturare lo spazio visivo separati da una linea troppo sottile per poter stabilire definizioni o categorie. Nell’astrazione, la forma, il contenuto, è un non-cammino, un lasciare che l’altro, l’osservatore dell’opera, possa partire e arrivare dove voglia. In questo inquietante e suggestivo lavoro, Agostino esalta un dettaglio corporale estrapolandolo dal suo contesto e trasforma in ambiguo il gesto che ritrae.
L’ assenza di una codificazione identificabile sconvolge ogni interpretazione concreta. Se non fosse per alcuni riferimenti minimi, risulta difficile non solo identificare il soggetto, ma anche il suo genere o altri dati fisici minimi. Agostino esibisce un eccellente dominio della composizione, del colore, della texture, e allo stesso tempo espone la particolarità e la sottigliezza di un elevato livello poetico e creativo. Le dimensioni delle sue opere giocano un ruolo importante sia nell’impatto provocato nello spettatore che nella relazione quasi fisica con lo stesso.
        
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